La pratica spirituale Shakty affonda le sue radici nella millenaria tradizione dei Veda, antichi testi sacri dell’India. Più che un semplice esercizio fisico, questa pratica è considerata un’arte volta all’elevazione spirituale e alla connessione con l’essenza universale. Spesso, durante le sessioni, vengono utilizzati potenti mantra, suoni sacri che aiutano a concentrare la mente, a purificare l’anima e sintonizzarsi alla potente Essenza Shakty.
Attraverso questa costante pratica spirituale è possibile avviare un viaggio interiore di trasformazione e unione con il Sé cosmico. Questo processo alchemico mira a portare equilibrio, armonia, consapevolezza ed evoluzione continua nella vita di coloro che lo praticano. Oltre ai benefici evidenti sul piano fisico, la pratica Spirituale Shakty offre l’opportunità di esplorare gli strati più profondi dell’essere e di scoprire una connessione più intima con il divino e con se stessi.
Significato & Origine
La parola Sakti indica energia e potenza, nell’Induismo rappresenta il potere di una Dea di dare luogo al mondo fenomenico e al piano cosciente della creazione.
Nella Śvetāśvatara Upaniṣad, Śakty è presentata come potere supremo: senza Śakti gli Dèi sono inattivi, è Śakti che continuamente trasforma tutti gli elementi dell’universo, rappresentando quindi l’energia del cosmo.
Nel tantrismo il primo sviluppo dell’universo è costituito dalla comparsa di Shakty, inizialmente indistinguibile da Shiva. Segue poi il principio tattva (Siva eterno), in cui comincia a definirsi una separazione tra soggettività e oggettività, la cui continua separazione conduce all’apparizione dei principi Isvara (Signore), da cui emanano le tre forme: Brhama, Visnu e Rudra, ossia creazione, mantenimento e distruzione dell’universo. L’ultimo elemento ad essere emanato dalla Shakty è la Terra ed in essa poi riposa nelle sue potenzialità. Da qui l’immagine della kundalini addormentata e arrotolata su se stessa. Il tantrismo qui distingue 2 kundalini, la Shakti, prima della manifestazione cosmica e la forma in cui essa è presente in ogni uomo e che è compito della pratica spirituale, della sadhana, risvegliare.
(Gheranda Samitha)
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